Gianfranco Torelli è stato primo viticoltore biologo italiano. Oggi ci dice:
“Gli agricoltori protestano perché ci sono dei problemi: l’agricoltura ha tanti problemi. Però sai, quando vai a protestare lì a protestare ci sono tanti agricoltori, per cui c’è anche Cremonini che fa la carne Montana così come c’è il piccolo allevatore della montagna su in Valle Gesso. Sono tutti e due allevatori che però hanno esigenze e idee diverse dell’agricoltura, hanno un impatto diverso sull’agricoltura.
Negli ultimi anni l’agricoltura ha visto amplificarsi le problematiche perché, oltre al discorso economico che ha colpito tutte le categorie, che è il discorso dell’inflazione, per cui chi ha già un mutuo per una casa, un’auto, per un trattore, o per la cantina o per la stalla, o un laboratorio, si è visto aumentare i mutui dall’1% all’8%. La crisi del cambiamento climatico sta praticamente dimezzando i raccolti e quindi il mondo agricolo sta soffrendo quanto, se non più, di altre categorie l’attuale situazione.
Sono stato a Montpellier per una fiera e tutto il sud della Francia è arido esattamente come qui da noi e gli ho chiesto: “Ma in Spagna com’è? Guarda a Barcellona, il 1° di febbraio inizieranno a razionare l’acqua anche ad uso domestico.” Dico questo per rispondere a chi dice “Ah ma è solo qui che non piove!”.
Non è vero, è in atto un cambiamento climatico che è qualcosa di epocale.
Quindi di fronte a tutte queste problematiche gli agricoltori scendono in piazza.
Sono partiti dalla Germania, poi sono venuti in Francia, lì c’è anche un braccio di ferro con il governo perché hanno già anticipato scelte che dovremmo fare anche noi in Italia: con i soldi del PNRR uno dei vincoli è che non si potranno più sovvenzionare energie da fonti fossili e quindi i famosi contributi per il gasolio agricolo spariranno. In Italia il nostro governo li ha ritardati di 2/3 anni. Quindi non c’era questa parvenza di dover scendere in piazza per protestare contro un provvedimento specifico.
Ripeto, di problemi ce ne sono tanti, però non possiamo dire che la transizione ecologica è un problema.
La transizione ecologica è un dovere verso il quale dobbiamo tutti quanti impegnarci, anche perché temo sia già fin troppo tardi. Poi magari, all’interno del cosiddetto green deal, ci possono anche essere delle cose da modificare. Magari per un piccolo coltivatore sulla montagna, dover lasciare a riposo il 4% della superficie sua non ha nessun senso e si potranno fare anche delle mediazioni e migliorare il discorso del terreno a riposo. Le rotazioni agricole, imposte a chi accetta finanziamenti dalla pac, non sono invenzioni green dell’Europa: queste sono buone pratiche agronomiche che avevano messo a punto gli antichi egizi, qui da noi gli antichi romani facevano le rotazioni e quindi ben vengano norme che vanno a stimolare queste cose.
Il discorso dei fitofarmaci secondo me è un po’ la ciliegina sulla torta di questa grande confusione di questo momento. All’interno del green deal c’era anche l’impegno da parte dell’Unione Europea di dimezzare l’uso di fitofarmaci nell’agricoltura Europea dei prossimi anni. Questo voleva dire ogni tanto iniziare a togliere dei principi attivi in agricoltura. Ora, sull’onda di questa protesta, si è deciso di togliere tutti questi obblighi.
Il messaggio che passa in televisione “I contadini hanno bisogno di questi pesticidi” è un messaggio sbagliatissimo! E i politici si strappano di mano il merito di questa retromarcia, perché purtroppo c’è ancora una parte del mondo agricolo che pensa che il futuro del grano italiano sia quello di far concorrenza a quello canadese riuscendo a produrre più del Canada e quindi ha bisogno di un’agricoltura chimica ed intensiva.
Però io l’ho sempre detto, la risposta italiana a un mercato globale dove il grano viene prezzato dalla borsa e ci arriva a 23 centesimi al kg, non è quello di provare a farlo anche noi a 23 centesimi al kg, tanto non ce la faremo mai, è folle. Quindi è assurda questa idea.
Oltre tutto abbiamo sempre fatto questo discorso: acquista a km zero, acquista locale, è un cibo più sano, …, ma se ti arriva questo messaggio? Allora a quel punto lì io mi vado a comprare il prodotto che arriva dall’estero, tanto è “tutto uguale”.
Questo messaggio è sbagliatissimo ed è frutto anche di informazioni che arrivano malamente. Anche le problematiche oggi sono poste malamente.
Ci fanno quasi passare che il problema dell’agricoltura oggi sia la farina di grillo. Anche quando sento queste posizioni mi viene un po’ la pelle d’oca. Oggi si sta parlando delle proteine da insetti: viviamo in una comunità in cui c’è gente alla continua ricerca di cibi iperproteici, soprattutto i ragazzi che vanno in palestra. Io sinceramente ho un’età in cui ho bisogno di mangiare poche proteine e quelle poche proteine cerco di prenderle dalla verdura e un po’ da carne che cerco di acquistare da bravi contadini. E non ho il problema delle proteine e degli insetti. Ma le proteine di insetti costano € 70/kg. Quindi questi messaggi che dicono “Metteranno le farine di insetto nei biscotti,…” sono discorsi che non stanno né in cielo, né in terra. Eppure i social sono inondati da queste stupidaggini. Io non lo so il perché, però la comunicazione che oggi si fa sulle problematiche agricole è veramente disastrosa, fatta malissimo e soprattutto che idea diamo al consumatore se non si può fare agricoltura senza pesticidi? È la cosa più sbagliata che ci sia, perché è un dovere di ogni agricoltore cercare di fare la famosa sostenibilità ambientale che passa proprio dalla riduzione o/e eliminazione di tutti i fitofarmaci.”.