A monte del Laghetto delle Libellule
“Il nostro bacino di fitodepurazione – ci spiega Andrea Giaccardi de L’Orto del pian Bosco – è una vasca rettangolare poco profonda, una trentina di metri di lunghezza per 6 m di larghezza e profonda solo una settantina di centimetri. L’abbiamo realizzata a monte del nostro Laghetto delle libellule, con lo scopo di trattenere dalle acque piovane che defluiscono nei nostri campi tutte le sostanze in sospensione che potevano poi andare a intasare gli impianti di irrigazione. Abbiamo cercato di farla più naturaliforme possibile e per questo abbiamo utilizzato esclusivamente delle specie vegetali caratteristiche del nostro territorio, dei nostri canali, dei nostri laghi.
In particolare abbiamo utilizzato delle piante con una fioritura che si alterna nel corso dell’anno.
Molte sono state piantate sui bordi del bacino, in quanto piante palustri, che hanno le radici immerse solo per una parte del tempo nell’acqua ad esempio il genere Carex.
E poi invece delle piante canne palustri, più specificamente di fondo, come i vari giunchi, le Eleocharis, lo Schoenoplectus, e anche quella che è un po’ più diffusa dalle nostre parti che è la Typha, di cui abbiamo preferito usare specie nane, come Typha minima, con uno sviluppo un po’ più contenuto, perché nessuna pianta andasse a intasare da sola tutto il bacino. Tra le specie più decorative abbiamo usato i generi Nimphaea e Iris. Lemna minor è una pianta che fa il suo lavoro sulla superficie, trattenendo le impurità galleggianti e sul fondale abbiamo trapiantato una prateria di Ceratophyllum a funzione ossigenante. L’insieme di queste piante, appunto, riesce a fare un buon lavoro di trattenimento di tutte le impurità della superficie dell’acqua e contemporaneamente offre molte diverse nicchie ecologiche alla fauna che si è prontamente insediata nel nostro bacino artificiale. Questa vasca fluisce poi, quando è piena all’interno di un bacino più grande, nel nostro Laghetto delle Libellule. Lì non c’è più bisogno di fare la fitodepurazione perché è già stata fatta a monte, ma, dove defluiscono i tubi di drenaggio della vasca più piccola, abbiamo comunque impiantato una fitta vegetazione a base di salici di diverse specie. Nella vasca grande, invece, abbiamo preferito dare spazio alle piante con valore più estetico, quindi ci sono più
varietà di ninfea, il poligono, la menta acquatica, la Caltha palustre, Alisma, Eleocharis, Junchus e altre. C’è tutta una entomofauna molto diffusa, tra cui le Libellule e le Damigelle ma non solo, anche dei piccoli organismi che nuotano, come la Nepeta, come il Ditisco, il Gerris che hanno subito occupato lo spazio che abbiamo reso disponibile. Noi non abbiamo mai inserito animali, ma sono arrivati da soli, così come le lumache d’acqua, in particolare genere Lymnea che si è diffuso molto velocemente e questo fa un ulteriore lavoro di depurazione perché ci aiuta a contenere le alghe e i batteri in eccesso dall’acqua stagnante. In ultimo è poi arrivato tutto il resto della fauna, ovvero gli anfibi, rettili, uccelli. La biodiversità elevata anche delle specie che abbiamo piantato ci ha permesso a sua volta di favorire la biodiversità delle specie animali.”.
Nei pressi del nostro laboratorio
“Nella mia azienda – ci racconta Mauro Casetta dell’Agrisalumeria Luiset – devo depurare e smaltire le acque di lavaggio del laboratorio e le acque di cottura dei prodotti cotti, quindi del forno, del bollitore e anche tutti gli scarichi. Potevo scegliere un depuratore normale, quindi con tutte le vasche di decantazione, le pompe che spingono da una vasca all’altra e dove si mettono i batteri dentro, un impianto vero e proprio, molto complicato. Invece ho conosciuto il sistema della fitodepurazione e l’ho realizzato nel 2011.
Ci sono in tutto quattro vasche di degrassatura dell’acqua, dove l’acqua staziona qualche giorno.
Si forma superficialmente una crosta di grasso con tutti i grassi della cottura o del lavaggio, che è da togliere e che noi smaltiamo tramite ditta autorizzata. Quindi un’acqua senza grassi va a finire dentro alla vasca della depurazione, riempita di un metro di ghiaia. In questa ghiaia sono state piantate delle canne palustri (Pragmithes Australis) che hanno la caratteristica di trasportare l’ossigeno atmosferico fino in profondità nel substrato grazie ai loro lunghi rizomi, creando microzone ossidate che vengono colonizzate da batteri aerobici. Tale attività è molto importante i quanto saranno i batteri stessi a depurare le acque reflue. L’acqua staziona circa 30 giorni in questa vasca e, in questo periodo, i batteri depurano l’acqua in modo che possa poi confluire in acque superficiali. Nel nostro caso l’acqua depurata va a finire nel rio che passa dietro al laboratorio. In più le canne catturano dell’anidride carbonica dell’ambiente e sono luogo di rifugio per gli insetti. Il livello dell’acqua si mantiene 10 cm sotto alla superficie, quindi la superficie è sempre asciutta, ci puoi camminare sopra. E in superficie c’è della ghiaia. Dal punto di vista dei costi, l’investimento iniziale è più basso rispetto a realizzare un depuratore tradizionale. Inoltre, ho sicuramente dei risparmi di energia elettrica, perché non ho le pompe”.