grazie a tutti i partecipanti e ai partner del progetto Sistemabio ! Condividiamo alcune foto dell’incontro “Agroecologia” di ieri 3 marzo che si è tenuto in collaborazione con il partner @LaCasaRotta – Nuove Rotte. Vi aspettiamo l’8 marzo al prossimo incontro!
Di seguito la trascrizione di quanto illustrato durante l’evento da Stefano Vegetabile.
“Oggi è nuvolo, forse pioverà. L’agricoltura funziona così, uno si fa un po’ di programmi e poi il tempo comanda sempre, sulla giornata, sull’annata, sul lungo periodo, quindi su tutto. Così abbiamo subito un primo apprendimento dell’agricoltura. È la caratteristica fondamentale di qualunque lavoro che ha a che fare con le piante. Ed è anche il bello, cioè il poter avere un programma che è un po’ una direzione e sapere che gli imprevisti sono tanti e quasi tutti non sono controllabili e quindi bisogna giocare in questo modo. Ancor di più in questo periodo di cambiamento climatico. Ovviamente gli imprevisti non sono solo più della giornata, ma sono nell’ordine dei 15, 20 anni, quindi capite la difficoltà di programmazione che c’è in questo periodo per chi lavora con la natura in generale. Parliamo per esempio di un frutteto, programmiamo a 20, 25 anni, parliamo di un vigneto, uno programma che per 80 anni quell’appezzamento deve produrre. Perché i sono dei costi di impianto che ci va un po’ di tempo per riuscire a portarli a termine. Quindi capite che c’è molta incertezza, molta difficoltà. Volevo fare una piccola prefazione per spiegare l’approccio agricolo che portiamo avanti qui a Nuove Rotte. È un approccio che è difficile da definire. Perché ci sono tantissime correnti di pensiero e tantissime idee. Quindi si parla di agricoltura naturale, si parla di agroecologia, si parla di biodinamica, si parla di sinergico, di permacultura e ho citato solo le più famose. Cent’anni di persone che studiano, raccolgono dati e fanno esperimenti in giro per il mondo. Ci sono grandi scuole di pensiero in Italia, in Germania, in Francia, in Inghilterra, in Nuova Zelanda, in Australia, negli Stati Uniti tantissimo. Oggigiorno con lo scambio dati che c’è, si fa abbastanza veloce e non si sta più parlando di teorie, ma abbiamo delle tecniche. Diciamo che alla fine dell’Ottocento nasce il pensiero ecologico e nasce anche il pensiero chimico. L’aspetto agronomico si è sposato un pochettino con entrambi all’inizio, perché non era ancora chiara la linea da seguire, poi ovviamente l’aspetto chimico ha preso il sopravvento perché i risultati immediati della chimica sono lampanti, cioè io metto il concime e dopo sei mesi raccolgo. Invece un progetto agroecologico ha tutta un’altra portata di tempo e quindi c’è bisogno di persone che abbiano una visione in testa perché sennò non riescono a vedere il risultato. Oggi siamo di nuovo a un punto di svolta: ci sono diverse linee aperte e bisogna scegliere, insieme in tutto il mondo.
Noi di Nuove Rotte ci chiediamo sempre: che cosa significa se la natura si comporta in un modo? Per esempio, guardiamo questo semplicissimo prato: buttando gli occhi a terra contiamo 5 tipi di diverse erbe verdi e 6 tipi di erbe secche, in mezzo metro. Immaginate su 100 ettari! Cosa posso fare io uomo che mi inserisco in un sistema naturale, se il sistema naturale si muove in questo modo? E come faccio a far in modo da creare una relazione? Perché di questo si sta parlando. Tanti pensano che l’agricoltura naturale voglia dire non faccio niente, vado lì e raccolgo quello c’è. Non è agricoltura naturale, quello era il paradiso dell’eden dove ci hanno sbattuto fuori. L’agricoltura naturale è: io ho una relazione con la natura, devo fare qualcosa, ovvio, ma come lo faccio? Oggi stiamo trattando le piante col bastone. In tutti i modi, tutti i processi della filiera stiamo dicendo quanto devono fare, dai semi ai piantini.
E quindi si arriva dopo tot anni che la pianta dice ‘Io non ce la faccio più’ perché per la pianta il concime non è cibo, è un veleno. Capite quindi se voi prendete un caffè al giorno vi intossicate leggermente e l’organismo risponde, accelerate. Se voi fumate una sigaretta al giorno vi intossicate leggermente, l’organismo risponde, e accelerate. Se voi prendete 20 caffè al giorno, il cuore dice ‘Ciao bello, io mi fermo’ e la pianta fa lo stesso. A un certo punto la natura dice ‘Io così non ce la posso fare’. Qui ci sono 8 tipi di piante secche e 8 tipi di piante verdi di 1 m quadro. E invece noi facciamo per cinquant’anni sempre la stessa cosa sullo stesso posto. A un certo punto il cuore salta il ritmo, quello che tiene il ritmo della natura. Il cuore salta perché c’è sempre un unico suono per 50 anni di fila.
Invece noi dobbiamo guardare alla natura come una sinfonia di musica. Perché quando andate nel bosco, perché state bene? Perché sentite la sinfonia, gli uccellini e tutto quanto. Dobbiamo prendere quel sistema e renderlo operativo. Siamo tutti d’accordo che, per vivere come 100 anni fa, non convinceremo più nessuno a fare l’agricoltore. Però dalla natura si possono prendere tantissimi spunti che possono diventare delle linee operative. Per far sì che magari non abbiamo più solo una monocultura di grano, ma abbiamo una coltivazione principale che è il grano, con tutta una serie di piante o animali o situazioni che vanno a supportare questo grano. Dobbiamo sviluppare uno sguardo molto efficace nell’osservazione delle simbiosi e dei movimenti. E questa è la tecnica dell’agroecologia, della biodinamica, dell’agricoltura naturale, della permacoltura, dell’agricoltura sinergica, di quello che volete ognuno di queste scuole. La natura è la massima energia possibile, senza spreco: su queste osservazioni continue bisogna continuamente rivedere l’approccio. Questa è la base. Perché abbiamo a che fare con un essere vivente”.




















